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Guida Cetara: cose da vedere, posti da visitare e cosa fare

Cetara è la città della colatura di alici e della pesca di alici e del tonno. Da sempre Cetara è nota anche come il paese della colatura di alici. La colatura di alici è un liquido ambrato, con una grande sapidità, dal sapore deciso e corposo.

Questo è ottenuto dalla maturazione delle alici sotto sale, che viene fatto attraverso un procedimento tramandato da padre in figlio, dai pescatori di Cetara. Un prodotto di altissima qualità tutelato da un presidio Slow Food ed è candidato dal 2015 per il riconoscimento come prodotto DOP.

Cetara, la città della colatura di alici e della pesca

Le alici vengono pescate nel mare di Cetara e poi viene fatto un processo di salagione, a poche ore dalla cottura. Al termine del processo di salagione, che dura alcuni mesi, mediante un foro praticato sotto il contenitore di legno fuoriesce il liquido. Il prodotto raccoglie il meglio delle caratteristiche organolettiche.

Questo processo avviene fino a dicembre poiché, questo liquido serve per condire il piatto forte delle feste natalizie. Ogni famiglia, infatti, in costiera si procura la colatura di alici per condire gli spaghetti o le linguine che sono immancabili nel cenone delle vigilie di Natale e Capodanno.

La colatura serve anche per insaporire le verdure, oppure le patate lesse. La colatura di alici è utilizzata molto dai grandi chef stellati per preparare piatti importanti.

La festa della colatura di alici

Ogni anno agli inizi di dicembre si svolge una manifestazione sulla colatura di alici. La festa della colatura di alici prevede convegni di studi su avvenimenti storici di Cetara, dell’intera Costiera Amalfitana.

Tavole rotonde sui problemi legati alla pesca e alla produzione e commercializzazione di prodotti artigianali di qualità. Durante i giorni della festa i ristoranti di Cetara preparano menù particolari a base proprio di colatura di alici. Una festa da non perdere per tutti gli appassionati e per chi ama la buona cucina.

La pesca delle alici e del tonno

A Cetara, sin dai tempi antichi, è praticata la pesca delle alici che è considerato un alimento di grande consumo in particolare tra le popolazioni costiere.

Altra pesca praticata sin dai tempi antichi è la pesca del tonno. Per alcuni secoli i pescatori hanno esercitato la pesca del tonno con una rete fissa, che era posta a Erchie, frazione di Maiori ad ovest di Cetara. In pratica la rete veniva calata nel mese di aprile ed elevata a settembre.

La Tonnara disegnava una specie di gigantesca di “T”, dove i tonni entravano attraverso due corridoi, come due porte che permettono l’ingresso dei pesci e che una volta entrati non riuscivano più ad uscire.

Cosa vedere a Cetara

Chiesa di San Pietro Apostolo a Cetara

La Chiesa di San Pietro Apostolo, con la sua imponente cupola, insieme alla Torre Vicereale, sono i simboli del borgo marinaio di Cetara. Le prime notizie sulla Chiesa del Santo Patrono, San Pietro Apostolo, risalgono al 988. La chiesa attuale è il risultato di interventi che si sono avuti successivamente.

Oggi si presenta con una facciata in stile neoclassico e l’interno in stile tardo barocco. Alla Chiesa è possibile accedere attraverso un sagrato posto alla sommità di una scalinata. La facciata in stile neoclassico è il risultato di una sistemazione avuta nel 700. Sulla destra del transetto è posizionato il campanile, alto oltre 18 metri, a 5 ordini.

I primi tre ordini sono con una base rettangolare, mentre ottagonale nei successivi due. A dominare l’intero edificio la cupola rivestita da ‘ambrogette’ in ceramica, che richiamano anche le altre cupole che troverete in Costa d’Amalfi.

L’interno della Chiesa di San Pietro Apostolo

All’interno della Chiesa di San Pietro Apostolo si accede attraverso un portale molto bello in bronzo, realizzato nel 2005. Sul portale sono raffigurati San Pietro e Sant’Andrea, entrambi pescatori. L’interno della chiesa è a navata unica con transetto e una serie di altari laterali.

Le pareti interne sono rivestite in stucchi in stile tardo barocco, paraste e falsi capitelli corinzi dorati e fusto liscio affrescate con imitazioni del marmo. Il pavimento, invece, è in marmo bianco di epoca recente che ha sostituito le ‘riggiole’ in ceramica vietrese. Del vecchio pavimento sono rimasti solo alcuni frammenti. La cupola è sorretta da quattro pennacchi decorati con affreschi che raffigurano i quattro evangelisti.

Interessante è l’organo posto sulla controfacciata, costruito dalla scuola napoletana nel 1864 e restaurato agli inizi degli anni 2000. Il quarto altare sul lato sinistro è dedicato a San Pietro e custodisce il busto in legno del santo patrono.

L’altare maggiore della Chiesa di San Pietro Apostolo

Il presbiterio è rialzato di due scalini ed è chiuso da una balaustra marmorea. Al centro l’altare maggiore settecentesco, intarsiato con marmi policromi, arricchito da due putti in marmo bianco.

Dietro l’altare principale, invece, il fondo dell’abside è arricchita da una tavola lignea dipinta ad olio. Il dipinto raffigura la Crocifissione di Gesù, risalente alla seconda metà del XVI secolo.

Nella parte alta della parete vi è una vetrata artistica realizzata nel 1993. All’interno viene messo insieme l’immagine della cupola di San Pietro a Roma con una veduta cetarese della torre, della chiesa e dell’arenile con le barche.

Museo civico di Cetara

Il museo civico di Cetara è ospitato nella Torre Vicereale dal 2011 anno in cui si è concluso il restauro e la torre è stata riaperta al pubblico. Il museo civico è suddiviso in quattro sezioni principali: museo vivo, Manfredi Nicoletti, i costaioli e meta. Le quattro sezioni si intersecano tra loro per i rapporti che sono intercorsi tra gli artisti esposti e per il tema che loro raccontano.

Il Museo civico di Cetara e il museo vivo

Agli inizi degli anni 70 Ugo Marano dà vita al progetto museo vivo prendendo spunto dalla crisi che in quel periodo stava vivendo la ceramica vietrese. Da qui parte il progetto di Ugo Marano che sollecitò e coinvolse diversi personaggi attraverso una proposta di libera creatività.

Un vero e proprio coinvolgimento interdisciplinare di figure di operatori culturali molto diversi tra loro e insieme li porto in un laboratorio di ceramica.

Dal 1972 al 76, infatti, invita a lavorare, presso la ceramica di Matteo Rispoli a Molina di Vietri artisti di grande calibro come: Giulio Turcato, Renato Guttuso, Amerigo Tot, Antonio Petti, Antonio Franchini, Gelsomino D’Ambrosio, Mario Chiari, Mario Carotenuto, Gianni Ballaro, Tomaso Binga, Melchiode, l’architetto Alberto Cuomo, intellettuali come Edoardo Sanguineti, Giulio Carlo Argan, Filiberto Menna, Giordano Falzoni e il musicista Stockhausen impegnato al Teatro San Carlo di Napoli.

Ed è proprio l’esperienza di questi personaggi e artisti che nel 2011, poco prima della sua scomparsa, Ugo Marano propone nelle sale del museo civico i risultati.

Manfredi Nicoletti

All’interno del museo civico una sezione è dedicata proprio all’artista maiorese Manfredi Nicoletti. Una collezione di opere dell’artista che è stata concessa dal figlio dopo la sua morte.

Manfredi Nicoletti occupa un posto di rilievo nell’ambito dei pittori maiorisi perché il suo lavoro scava nelle radici più profonde. Negli stati d’animo del quotidiano, al trionfo del paesaggio, della natura. Le opere del Nicoletti, a differenza degli altri, parlano lingue diverse, una vasta gamma di colori, incornicia la scena della Divina costa.

Manfredi Nicoletti coglie anche le scene delle feste popolari di fine anni 20 e 30. La sua pittura, infatti, non risulta indifferente ai primi futuristi.

I costaioli

Nella pittura napoletana del secondo Ottocento sono inseriti i pittori maioresi. Si tratta di quattro generazioni di artisti che dalla metà del secolo XIX fino agli anni cinquanta del secolo successivo tratteggiano una delle esperienze più singolari.

Artisti molto diversi tra loro ma le cui attività creative si intrecciano. Storie di viaggi e di emigrazioni, la loro pittura si rivolge al paesaggio e allo studio della figura nella scena quotidiana.

Nelle stanze del museo civico sono presenti un buon quantitativo di opere di artisti maiorisi. Ci sono anche le esperienze di Mario Carotenuto e Bartolo Savo che hanno donato alcuni dipinti al Museo Civico di Cetara.

Meta

Meta è una sezione del museo multimediale ed è la prima esperienza di un museo di questo genere sul territorio. Questa sezione ha il patrocinio dell’Unione Europea e dello Stato italiano ed è stata realizzata con il supporto economico della Regione Campania e della fondazione Ravello.

Racconta i paesi della Costa d’Amalfi, mettendo in evidenza il mistero e la seduzione esercitata da sempre sui viaggiatori e su gli abitanti.

La Torre Vicereale di Cetara

Due i monumenti che dominano il piccolo borgo marinaro di Cetara, oltre alla Chiesa di San Pietro Apostolo vi è la Torre Vicereale. La Torre è situata lungo la strada statale Amalfitana. Costruita in età angioina, nel XIV secolo circa, aveva come tutte le altre torri la funzione di avvistamento e di difesa del nucleo abitativo.

Nel corso dei secoli, ha subito diversi rimaneggiamenti. Alla forma cilindrica, che era la struttura originaria di età Angioina, fu aggiunta una sopraelevazione con una doppia altezza in età Aragonese. Infine, altri due piani furono aggiunti nell’Ottocento.

La Torre Vicereale di Cetara e il restauro

A fine Ottocento la torre fu acquistata da privati, poi diventata di proprietà comunale negli anni 90 del 1900. Nel 2002 sono iniziati i lavori di restauro e consolidamento della torre terminati nel marzo del 2011.

Nello stesso anno è stata riaperta al pubblico e da allora ospita al proprio interno il museo civico. Il museo ospita: le mostre permanenti dell’artista cetarese Manfredi Nicoletti e altri pittori della Costiera; il museo vivo, di un altro artista cetarese Ugo Marano, proposta nella struttura cetarese prima della scomparsa.

La torre di avvistamento e i segnali di fuoco e di fumo

Nel 1534, con lo sbarco dei Turchi, la torre di Cetara, insieme a tutte le altre della costa d’Amalfi, erano parte di un sistema di fortificazioni ben articolato che comprendeva circa 400 torri che riuscivano a coprire gran parte delle coste dell’Italia meridionale.

In pratica le torri si trasmettevano il segnale fra di loro quando avvistavano imbarcazioni nemiche. I segnali venivano dati con il fuoco di notte e il fumo di giorno. Un modo per avvertire la popolazione del pericolo.

Il tuo matrimonio nella torre Vicereale di Cetara

Sempre più numerosi sono le persone del luogo o tanti che decidono di sposarsi in Costiera Amalfitana che decidono di celebrare il rito nella terra vicereale di Cetara. Una delle torri più belle dell’intera costa.

Sono anni, infatti, che si celebrano dei matrimoni civili nella storica “Sala Roccia”. Inoltre, vi è la possibilità, a seconda delle condizioni meteo, di celebrare il matrimonio sul terrazzo panoramico della torre. Un posto unico per un giorno indimenticabile.

La notte delle lampare

La notte delle lampare è uno degli eventi più attesi nell’estate della costiera Amalfitana. Ogni anno a Cetara, verso metà luglio si tiene l’evento “Notte delle lampare”. Un modo per rievocare la tradizione dell’antica tecnica della pesca delle alici con le lampare, tenere vivo il ricordo dell’antica pesca ma, soprattutto, per valorizzare la storia e la cultura di uno dei mestieri più antichi.

Che cosa sono le lampare

La Lampara, in effetti, è un tipo di lampada che viene montata su di una barca e viene usata durante per una battuta di pesca nella notte per illuminare una zona vasta. Un modo per attirare i pesci nella zona superficiale dello specchio d’acqua e poi calare la rete per pescare. La rete era costituita da ali convergenti a imbuto verso il sacco.

Una volta calata in acqua un branco di pesci veniva catturato. All’inizio le lampare venivano alimentate con il carburo, poi si passo più tardi al petrolio e successivamente agli accumulatori elettrici, infine ai gruppi elettrogeni.

La notte delle lampare: l’evento

Durante la notte delle lampare è possibile partecipare alla serata ed assistere dalle stesse barche ad una vera battuta di pesca al largo di Cetara. Tutto il pescato viene portato sulla spiaggia dove viene cucinato e servito. Un evento molto particolare dove partecipano tantissimi turisti, ma anche tantissima gente che dai paesi limitrofi vanno in costiera amalfitana per trascorrere una serata di fronte allo splendido scenario notturno del Borgo di Cetara.

Raggiungere Cetara con il traghetto da Salerno e partecipare alla pesca

Per chi non alloggia in costiera Amalfitana e vuole partecipare alla serata della “Notte delle Lampare” può raggiungere Cetara con i traghetti da Salerno (Molo Masuccio Salernitano). Il biglietto per il traghetto che parte da Salerno costa 20,00 € e dopo la battuta di pesca fermerà a Cetara. Infine, dopo la festa, con lo stesso biglietto sarà possibile tornare a Salerno.

Il biglietto per il traghetto che parte da Cetara costa 10,00 € e dopo la battuta di pesca torna a Cetara. Con questo biglietto non sarà possibile raggiungere Salerno.
I biglietti si possono acquistare presso le biglietterie dei traghetti a Salerno e a Cetara.

Traghetti Salerno – Cetara e viceversa

Sono previsti, inoltre, traghetti sulla linea Salerno-Cetara con partenza per Cetara alle ore 18.00 e 19.00 e ritorno a Salerno, dopo la festa, alle ore 00.00 e 01.00. Con questi traghetti non è possibile assistere alla battuta di pesca.
I biglietti si possono acquistare presso le biglietterie dei traghetti a Salerno e a Cetara.

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